Miracolo a pranzo e a cena

Caro cibo mio,
sei una poesia delle sirene,
per chi non si astiene.
Accendi le fiamme del peccato,
per me che ne ho abusato,
ma ti giuro, non sono abituato.
Sai, questa terra è melodiosa,
affettuosa, e così regala delizie
per una cena deliziosa.
Ho visto l’altra sera
una zuppa di mare,
signori…è un abbagliare,
meglio non abusare.
Se poi salgo su, alle colline agresti,
trovo gli antipasti misti,
li ameresti???
Che dire, poi, dell’odore di
una regina campana,
la parmigiana di melanzana.
Eterno sospiro, quando a mezzogiorno,
si presentano i maccheroni al forno.

Se nel contempo arriva dal mare,
la pezzogna al sale,
è una cena, qui, abituale.

E dalle antiche tonnare,
se dal paesaggio ti lasci abbagliare,
gusta i totani neri,
presi proprio avantieri.

In quella campagna poi,
si ammira quel salame paesano,
con il coltello lo affilano, e più
è anziano e più lo apprezzano.

Suo fratello è il provolone del
Monaco, idilliaco, direi …….
afrodisiaco per lo stomaco.
E dolce conclusione di una
fiamma e delizia del palato,
amici, non è peccato,

se assaggiate un pandolce
il famoso casatiello dolce.

Molti lo gradiscono, quando lo
accompagnano con il rosso vino
di Gragnano.

Signori, buon appetito.

 

Gianni Terminiello